GLI INCENTIVI ALLE ASSUNZIONI. FRITTELLE E COCA

 da HR ONLINE

Un uomo entra di corsa nello studio del suo psicoterapeuta, scusandosi di essere in ritardo. Si era addormentato.

“Ma ho fatto un sogno con un incredibile colpo di scena – dice l’uomo senza fiato – Stavo parlando a mia madre e improvvisamente si è trasformata in lei! A quel punto mi sono svegliato, mi sono vestito, ho afferrato una coca e una frittella e mi sono precipitato nel suo studio”.

“Cosa?! – fa lo psicoterapeuta – Una coca e una frittella?! E questa per lei sarebbe una colazione?!”.

Vi sono atti che ne svelano altri ben più significativi.

Prendiamo il caso, apparso su tutti i giornali in questi giorni, degli incentivi all’occupazione. Leggo dalla rassegna stampa del CNEL: “Via alla super deduzione del 120% per le imprese che assumono, mentre altri bonus per chi crea occupazione sono contenuti nel decreto Coesione all’esame del Parlamento. Ieri è stato pubblicato il decreto attuativo (Economia-Lavoro) che dà seguito alla norma del primo modulo della riforma del Fisco. Quest’ultimo, oltre alla riduzione delle aliquote Irpef, prevede per quest’anno una maxi deduzione del 120% del costo del lavoro per le aziende che realizzano assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato. Lo sgravio sale al 130% se si assumono lavoratori fragili: disabili, donne con almeno 2 figli, giovani ammessi agli incentivi sull’occupazione. Altri bonus sono invece previsti dal decreto-legge Coesione, sul quale ieri il governo ha ottenuto il voto di fiducia del Senato e che dovrà essere convertito alla Camera entro il 6 luglio”.

Il testo contiene tre diversi bonus per favorire l’occupazione a tempo indeterminato, finanziati con 2,8 miliardi. Il primo incentivo riguarda l’assunzione di giovani. Le imprese che, dal primo settembre 2024 al 31 dicembre 2025, assumeranno under 35 beneficeranno di una decontribuzione fino a 500 euro al mese (650 euro nel Sud) per massimo due anni. Il secondo bonus premia le assunzioni di donne «svantaggiate» (sempre dal primo settembre alla fine del 2025) con una decontribuzione di 650 euro al mese sino a 24 mesi. Si applicherà sulle assunzioni di disoccupate da almeno 24 mesi, ridotti a 6 nel Sud, dove il bonus scatterà anche sulle assunzioni di uomini over 35 disoccupati da almeno due anni. Infine, il terzo bonus è per incentivare gli under 35 che avviino un’attività imprenditoriale in settori strategici: saranno esonerati dai contributi Inps sino a 800 euro al mese per tre anni per ciascuna assunzione stabile di under 35.

Benissimo. Chi si può scagliare contro gli incentivi alle assunzioni?! Mi permetto, però, di affermare che si sta sbagliando il bersaglio. Non sono le imprese che devono essere incentivate alle assunzioni. Le imprese vorrebbero assumere. Il problema è che non trovano le persone e, quando le trovano, queste non hanno una preparazione adeguata. Leggo dal Bollettino di UnionCamere: ”Nel primo trimestre del 2024, l’Italia ha registrato 1,4 milioni di posti di lavoro disponibili, con un tasso di copertura delle posizioni aperte pari solo al 50%. Questo significa che circa 700.000 posti di lavoro non sono stati coperti, principalmente a causa della mancanza di figure professionali adeguate”.

Quando le imprese vorrebbero assumere, ma non riescono, significa che non abbiamo bisogno di dare alle imprese altri bonus e incentivi. Al loro posto, abbiamo la necessità di disporre di un vasto servizio di orientamento nazionale dei giovani capace di indirizzarli verso percorsi di studio in grado di garantire loro un futuro di soddisfazioni professionali. Poi, abbiamo assolutamente bisogno di un sistema formativo adeguato alle necessità delle persone e delle imprese, mentre i test Invalsi denunciano una situazione alla deriva. Questi sono compiti oggettivamente complessi che non pagano elettoralmente perché richiedono grandi sforzi oggi per vedere risultati solo a medio – lungo termine, per cui sono scomparsi dall’agenda di qualsiasi forza politica. Più facile dire che sono state varati nuovi bonus e incentivi, che male non fanno.

E allora continuiamo così, a mangiare frittelle e coca.

 

Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano

 

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