PIU’ FORTI LE DIREZIONI HR NEL TERZO SETTORE
È stata recentemente presentata l’indagine “La percezione dei cambiamenti degli ultimi dieci anni e l’orientamento verso le donazioni e i lasciti solidali” realizzata da Walden Lab-Eumetra per il Comitato Testamento solidale. Secondo l’indagine, più di 4 italiani su 10 pensano che nell’ultimo decennio il mondo è diventato un posto peggiore in cui vivere e lo stesso pensano dell’Italia. In cima alle preoccupazioni c’è il cambiamento climatico (86%), seguito da guerre (84%) e pandemie globali (83%). Gli italiani sono preoccupati anche dall’esaurirsi delle risorse naturali (78%) e dalla crescita delle diseguaglianze tra Paesi ricchi e poveri (76%).
Ma esiste una parte di mondo che, nella percezione dei nostri connazionali, è meritevole di fiducia e sinonimo di speranza per il futuro: è il Terzo settore. Per quasi due terzi degli intervistati le organizzazioni no profit sono concretamente impegnate nella costruzione di una società più giusta. La solidarietà serve e va sostenuta per più del 60% del campione. Numeri più bassi rispetto ad altri Paesi del mondo, ma tuttavia i dati parlano di una crescente consapevolezza del ruolo, ormai indispensabile, svolto dal Terzo settore.
Secondo l’ultimo aggiornamento del Censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istat, al 31 dicembre del 2020 in Italia le organizzazioni erano 363.499, con 4,6 milioni di volontari e 870.183 dipendenti (nel 2011 vi erano 301.191 organizzazioni con 680.811 collaboratori). Il terzo settore è quindi in evidente crescita in Italia, sia come numero di organizzazioni sia come numero di addetti, professionisti e volontari. Siamo ormai definitivamente usciti dall’era dell’improvvisazione per entrare decisamente in un’età più adulta e matura, con un livello professionale richiesto sempre più elevato. Questa maturazione organizzativa vede la nascita di Direzioni risorse umane anche nel terzo settore. Il fatto in sé non è nuovo, ma lo sono le dimensioni del fenomeno, in crescita significativa negli ultimi due o tre anni. Purtroppo, ancora molto poche le indagini in tal senso. L’ultima, già di un anno fa, è la ricerca “No profit Hr Trend” di Job4good che ha esplorato, in 67 enti campione, le tendenze di sviluppo per il prossimo futuro dei manager HR delle organizzazioni senza scopo di lucro. Il 35% del campione ha dichiarato di avere un team HR strutturato con più di due dipendenti, il 22% conta almeno un dipendente dedicato, mentre il 40% non si può ancora avvalere di personale assunto per questo scopo. Oltre la mera attività amministrativa, il primo obiettivo che è emerso come prioritario dall’indagine di Job4good è l’aumento del coinvolgimento dei dipendenti (43%), seguito a ruota dallo sviluppo di strategie per il recruitment (17%), dalla formazione e dalle attività di performance management (entrambe al 12%). Sono invece apparsi secondari l’HR analytics (8%), i benefit (4%) e l’implementazione di tecnologie dedicate all’HR (4%), a dimostrazione di un settore che sta solo muovendo i primi passi ma che ancora deve strutturarsi in modo significativo. Mutatis mutandis, anche nel terzo settore, quindi, si riscontrano gli stessi problemi gestionali del privato. Le persone devono essere maggiormente coinvolte, mentre lo sviluppo trova un freno nella mancanza di personale adeguato, retribuzioni talvolta troppo basse, una scarsa motivazione e il crescente mismatch professionale.
Cosa frena un ulteriore crescita della professionalità delle persone nelle organizzazioni no profit? Il 36,7% degli intervistati vede nel numero limitato di persone del proprio team HR il principale ostacolo al raggiungimento delle priorità prefissate, mentre per il 30,6% il primo ostacolo è rappresentato dalle ridotte risorse economiche da dedicare ai progetti HR; per il 18,4%, invece, è la cultura organizzativa ancora poco attenta allo sviluppo e al benessere delle persone il deterrente e per il 10,2% la “colpa” è della leadership dell’organizzazione, che non ritiene prioritario lavorare sul talent management. In ogni caso, la crescente diffusione delle Direzioni HR nel terzo settore va di pari passo con una crescita anche qualitativa del comparto e dell’appoggio che questo riscontri nella società civile italiana
Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano