AAA COMPETENZE PROFESSIONALI DISPERATAMENTE CERCASI

 da HARVARD BUSINESS REVIEW

Nel primo semestre 2023, secondo quanto dichiarato dall’Inps, sono stati attivati 4,3 milioni di posti di lavoro a fronte di 3,3 milioni di cessazioni, per un saldo positivo di un milione di rapporti di lavoro. Il sistema Excelsior di Unioncamere prevede un analogo andamento per settembre 2023, ma nello stesso tempo segnala che il 48% delle ricerche aperte, con grande probabilità rimarranno inevase per difficoltà nel reperire personale. Ad agosto di quest’anno sono stati resi noti i dati dell’Indagine annuale sul lavoro di Confindustria. Quest’anno è stata dedicata una particolare attenzione al tema del mismatch di competenze e delle azioni intraprese per farvi fronte. Anche questa indagine segnala che il 58,0% delle imprese dichiara di riscontrare difficoltà di reperimento del personale da assumere. Spesso si pensa che la difficoltà di trovare professionalità adeguate alle richieste aziendali riguardi specifiche professionalità specialistiche. Questo è sicuramente vero, ma l’indagine di Confindustria ci mostra anche come, in un terzo dei casi, le difficoltà vengono riscontrate non con riferimento a uno specifico ambito, ma in modo diffuso e trasversale. Tra le azioni intraprese in risposta al fabbisogno di competenze, le imprese prevedono principalmente attività di formazione rivolte al personale attualmente in forza (nel 61,1% dei casi). Oltre un quarto del totale delle aziende (27,9%, percentuale che sale al 30,2% tra quelle industriali) si dichiara, inoltre, coinvolto in programmi educativi sul territorio (ITS Academy, tirocini curriculari, ecc.).

La formazione, però, rimane la grande assente tra le materie regolate dalla contrattazione di secondo livello. Negli accordi aziendali, quando presenti, gli ambiti regolati riguardano principalmente i premi di risultato collettivi (nel 76,8% dei contratti), l’orario di lavoro (53,0%), la conversione dei premi di risultato in welfare (41,3%), l’offerta di servizi di welfare aggiuntivi (39,3%), la conciliazione vita-lavoro (37,1%). La formazione, che dovrebbe essere la principale modalità di superamento del mismatch professionale, non sembra interessare la dinamica delle parti sociali. Questo malgrado il fatto che il 23,1% delle imprese stia gestendo un processo di ricambio generazionale della forza lavoro, con una percentuale più alta della media nell’industria (24,5%) e nelle grandi imprese (35,3%). Tra le modalità di gestione degli ingressi più utilizzate, il 53,2% delle imprese sceglie l’apprendistato e il 41,7% delle imprese il contratto a termine, accompagnato da iter formativi disegnati ad hoc.

Vi è, inoltre, un dato cui l’indagine Confindustria non fa cenno. Nella ricerca di competenze le imprese ancora accedono poco alle ricerche internazionali, anche se il numero delle imprese italiane che esportano è ormai importante: nel 2022, è salito a 137.664 operatori economici. Sicuramente il legislatore negli anni ha assunto un comportamento contraddittorio. Con il Decreto Crescita, il nostro Paese offre per cinque anni, estendibili a dieci, le migliori condizioni fiscali in UE per gli italiani che vogliono rientrare in Italia o per gli stranieri che hanno trovato un posto di lavoro nel nostro Paese. Contemporaneamente, però, rende difficile l’ingresso per i lavoratori extra UE, anche se provvisti di regolare lettera d’assunzione. Il click day del 27 marzo 2023 ha consentito 82.705 ingressi a fronte di oltre 240.000 domande da parte delle imprese. Fuori dal decreto flussi è possibile assumere solo personale altamente qualificato (in pratica solo i laureati), tagliando così fuori i tecnici e il personale più operativo. Queste misure, contestate dalle imprese, vanno in senso opposto rispetto ai trend delle nazioni industrialmente più avanzate. Dopo la creazione di mercati mondiali delle merci e dei capitali, necessariamente si dovrà formare un mercato mondiale anche del lavoro, a cui potremo accedere per superare, almeno in parte, il mismatch delle competenze professionali.

 

 

Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano

 

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