INSONNIA E ANSIA PER UNA PERSONA SU DUE A CAUSA DEL LAVORO

 da HR ONLINE

Lo psicologo aziendale:

–          Scrivi una lettera alla persona che ti ha fatto arrabbiare e poi bruciala
–          E della lettera cosa me ne faccio?!

A questo proposito, è interessante l’indagine Doxa – Mindwork condotta nel 2023: il 62% dei lavoratori prova ansia e il 53% insonnia per motivi legati al lavoro.

Il  76% del campione coinvolto nella ricerca denuncia almeno uno dei principali sintomi dell’esaurimento nervoso: sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale e cinismo rispetto al lavoro. È palesemente cambiata la percezione dei ritmi di lavoro considerati accettabili. Il benessere psicologico è negativamente influenzato dal sovraccarico lavorativo soprattutto nel caso degli impiegati. Gli operai lamentano molto l’assenza di equità e di comunità, mentre il mancato riconoscimento per il proprio lavoro colpisce in modo particolare i dirigenti.

Il 41% del campione ammette di non sentirsi libero di condividere le proprie fragilità con i colleghi di lavoro, come se i sintomi di difficoltà dovessero trovare sfogo solo in ambito familiare. Il 54% dei lavoratori afferma di aver lasciato il lavoro a causa di un malessere emotivo ad esso correlato durante la propria carriera e tale fenomeno è particolarmente evidente per Gen Z e Millennials. Il tema è all’ordine del giorno e qualcosa va fatto.

Le imprese sono sempre più spesso chiamate a supplire ai limiti del pubblico. Dopo l’ambito sanitario e pensionistico, ora anche sul versante psicologico. Non è un bel segnale e non si tratta di un trend che va acquisito come se non vi fosse altra strada. Il problema è sociale e non aziendale. Sul lavoro si riflettono dinamiche di respiro assai più ampio. Questo dato è confermato anche dall’ultima ricerca Edelman Trust Barometer 2023, condotta su un campione di oltre 32 mila persone, in 28 Paesi nel mondo. L’indagine cerca di indagare l’andamento del rapporto di fiducia tra i cittadini e quattro principali istituzioni che operano nella società: Governo, Business, Media e Organizzazioni Non Governative. Secondo questo studio, la fiducia dei cittadini italiani è cresciuta in modo significativo rispetto a dieci anni fa. Il settore Business, quello delle imprese, è l’istituzione che gode della maggior fiducia, seguite da Ong, Media e Governo. E se tra le principali preoccupazioni personali degli italiani troviamo nel 95% dei casi il posto di lavoro, seguito dall’inflazione (78%), tra quelle “esistenziali” resta alta l’attenzione per il cambiamento climatico (82%), seguita dalla guerra nucleare (79%) e dalla carenza di energia (77%).

Sebbene quella degli scienziati resti la categoria che guida la classifica della fiducia tra i leader, nel nostro Paese si registra una situazione in cui le persone “più vicine” sono anche quelle più fidate: a partire dai colleghi di lavoro, i vicini, il proprio Ceo, le persone della propria comunità locale e i propri connazionali. Nella parte bassa della classifica, invece, troviamo i leader politici, i giornalisti e i Ceo delle altre imprese.

In un quadro generale in cui le quattro istituzioni – Governo, Business, Media e Ong – non primeggiano per competenza ed etica, si registra però una tendenza importante: il livello di etica delle aziende continua a salire. Se a questo dato si aggiunge che gli italiani vedono ancora nel “proprio datore di lavoro” la figura più affidabile, si evince come dal mondo del business ci si aspetti un maggiore impegno soprattutto per quanto riguarda i temi sociali più sentiti, come la condizione di lavoro dei dipendenti, gli effetti dei cambiamenti climatici e la discriminazione.

Alle imprese si guarda, quindi, per segnare la rotta che il Paese deve seguire. La politica sembra emergere nei media come il grande elemento di riferimento, ma non nel cuore delle persone. A noi spetta un ruolo di grande responsabilità etica, sociale e civile.

 

Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano

 

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