SIAMO TUTTI NECESSARI, MA NESSUNO E’ INDISPENSABILE
Succede una disgrazia in casa Rossi.
Si gioca a poker in 5, quando il vecchio Ferrari ha un infarto e muore senza aver ripreso conoscenza.
Rossi a Brambilla: “E adesso che cosa facciamo?”
“Togliamo i sei”, risponde Brambilla.
Tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile. Lo tenga bene a mente chi si sente al centro del mondo. Tutti noi sappiamo che, salendo nella scala gerarchica delle aziende, il numero delle persone superegoiche tende a crescere in modo esponenziale.
Teniamo sempre a mente che ritenersi indispensabile è una tentazione molto forte, utile a placare l’ansia, a esorcizzare la paura di restare senza lavoro, a dare un senso e un fine a quel che si fa. L’ansia di centralità nasconde un forte senso di paura che viene costantemente negato. Paura di essere inutili, di essere esclusi dal gruppo, di invecchiare, di cedere il passo, di perdere una posizione privilegiata o la propria zona di comfort. Una su tutte, paura di perdere la propria identità, perché il lavoro è importante e il proprio ruolo lo è anche di più. Ci connota, ci definisce, ci appartiene e vederlo “usurpato” o consegnato ad altri può essere comprensibilmente doloroso.
Proviamo allora a leggere diversamente questa tendenza: non cresce in realtà l’autocentratura, ma solo la paura di essere facilmente sostituibile.
Ciò, tuttavia, non è poi così vero.
E’ corretto che le imprese si organizzino affinché nessuno sia davvero indispensabile per evitare che, in caso di assenza, si blocchi il lavoro di tutti.
A volte, però, le aziende spingono all’eccesso questo principio considerando le persone totalmente intercambiabili, ritenendo – per esempio – che ogni mansione possa essere svolta da Tizio o da Caio senza alcun problema.
Umberto Eco diceva che i sinonimi sono sinonimi solo al 50%: quando sostituisci un’espressione con un’altra perdi sempre qualcosa, non c’è mai una parola assolutamente uguale ad un’altra.
Se questo vale per le parole, a maggior ragione vale per le persone.
Il detto recita: “siamo tutti necessari, ma nessuno è indispensabile”. Proviamo a ragionare al contrario. “Siamo tutti indispensabili, ma nessuno è necessario”. Proviamo a pensare che ogni persona abbia qualcosa di indispensabile. Tocca a noi capire cosa vi sia di indispensabile in ciascuno. E, allo stesso tempo, cerchiamo di rendere la macchina organizzativa così oliata da far sì che nessuno sia necessario.
Non è un gioco di parole. Come dice Zaia: “ragionateci sopra”