IL PRIMO APPUNTAMENTO, ovvero IL FENOMENO DEL RE-HIRING
-Ciao.
-Ciao.
-Facciamo l’amore?
-Da me o da te?
-Se cominci a fare la difficile, lasciamo stare.
Talvolta siamo troppo impazienti. Altre volte non si tratta di impazienza, ma di circostanze che ci costringono ad accelerare i tempi, anche se di principio non sarebbe corretto.
È questo il caso di molte imprese davanti al mismatch tra domanda e offerta di lavoro. La tecnologia ha ritmi di sviluppo incalzanti, i mercati sono estremamente volatili, l’approvvigionamento di competenze è un elemento imprescindibile per la vita stessa delle imprese e i giovani, su cui tutti dovremmo scommettere non sono pronti a salire su un treno impegnato in una corsa così precipitosa.
Ecco allora che molte imprese incominciano a rivalutare gli over 50. Il fenomeno per ora è purtroppo solo statunitense, ma alcuni segnali inducono a pensare che ci si possa muovere in tal senso anche nel nostro Paese. Negli USA questo nuovo fenomeno è denominato “re-hiring”e indica la tendenza delle imprese a ricercare gli over 50 anzichè i giovani. Una sorta di rivincita dei lavoratori considerati “anziani”, spesso segnati da un pregiudizio che li vorrebbe tutti “bolliti” e incapaci di una nuova giovinezza dopo i cinquant’anni. Formare un giovane rappresenta per le imprese un costo importante in termini economici e di tempo. E spesso non li si trova. Ecco allora che le imprese iniziano a riflettere se non valga la pena provare a scommettere nuovamente sui senior. Oggi nel nostro Paese un over 50 disoccupato spesse volte non arriva neanche al primo colloquio. Così le imprese rischiano di perdere manodopera qualificata e molto spesso più determinata di tanti giovani. Questo non vuol dire smettere di investire sulle nuove leve. Significa solo non perdere persone qualificate e ancora in grado di dare un contributo significativo nel mondo del lavoro.
Negli Stati Uniti questi lavoratori over 50 sono già stati ribattezzati “longennials”. Si tratta di persone che non vogliono lasciare il mondo del lavoro e che sarebbero disponibili ancora a contratti a tempo determinato o part time. Naturalmente, la condizione sine qua non per potersi offrire con successo alle imprese, anche per i longennials, è l’aggiornamento professionale costante. A questo, però, potrebbero offrire una sponda anche le imprese, al contrario di ciò che fanno oggi. Mi domando se, forse, dopo tante campagne di talent management non sia arrivata l’ora di lanciare, finalmente, anche qualche campagna di senior talent management…