STEPHEN KING E IL VISCONTE DIMEZZATO
Siamo nel Cinquecento. Il visconte Medardo di Terralba, entrato a far parte dell’esercito cristiano, parte per la Boemia per combattere i Turchi. È qui che, in una battaglia campale, Medardo viene colpito. Diviso letteralmente in due, di Medardo si salva solamente solo la metà destra, quella malvagia. L’altra sembra essere andata distrutta. Medardo, sfigurato, torna a Terralba, e instaura un regime di terrore che opprime tutti gli abitanti. Si merita decisamente, quindi, l’appellativo de il “Gramo”. Un giorno suo nipote, andando a pescare, scopre di aver trovato casualmente l’altra parte, quella mancante, la buona.
Il “Buono” vive quasi da eremita nel bosco di Terralba ed è in contrapposizione con il Gramo: questi nel giro di breve si contendono l’amore di Pamela, una giovane pastorella che però rifiuta le attenzioni dell’uno e dell’altro.
In questa situazione paradossale, gli abitanti di Terralba non sopportano più né il Gramo né il Buono. Così il nipote e il dottor Trelawney, un medico stabilitosi a Terralba che si dedica alla ricerca dei fuochi fatui nei cimiteri, organizzano un piano per riunire le due metà del visconte. L’occasione si presenta il giorno delle nozze di Pamela, che è stata costretta dai genitori a sposare una delle due “metà” del visconte. Il Buono e il cattivo, contendendosi la ragazza, decidono di affrontarsi a duello il giorno successivo. Le due metà si feriscono a vicenda in coincidenza della ferita che ha originariamente separato le due parti del nobile: Trelawney, con una complessa operazione chirurgica, riesce a ricomporre il visconte tutto intero che, infine, sposa Pamela.
Questa è la trama de Il visconte dimezzato di Italo Calvino. Mi è venuta in mente cercando l’ispirazione per questo editoriale di inizio d’anno. Nell’antica Roma esistevano sacerdoti il cui compito era indovinare la volontà degli dèi analizzando il volo degli uccelli: quei sacerdoti erano chiamati àuguri. L’etimologia della parola augùri, infatti, è da ricollegarsi all’unione di due vocaboli latini: avis = uccello + gero = gestire.
Come gli àuguri di un tempo, scrutiamo il futuro senza riuscire a prevedere ciò che ci dobbiamo aspettare. Ad inizio d’anno tutti noi ci facciamo gli auguri perché speriamo nel corso dell’anno appena iniziato di incontrare la parte buona del visconte. Dimentichiamo, però, che il visconte nella vita reale non è mai stato diviso. Sta a noi conviverci al meglio.
Come ha scritto Stephen King nel libro Le notti di Salem, “Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate”.
Il “Buono” vive quasi da eremita nel bosco di Terralba ed è in contrapposizione con il Gramo: questi nel giro di breve si contendono l’amore di Pamela, una giovane pastorella che però rifiuta le attenzioni dell’uno e dell’altro.
In questa situazione paradossale, gli abitanti di Terralba non sopportano più né il Gramo né il Buono. Così il nipote e il dottor Trelawney, un medico stabilitosi a Terralba che si dedica alla ricerca dei fuochi fatui nei cimiteri, organizzano un piano per riunire le due metà del visconte. L’occasione si presenta il giorno delle nozze di Pamela, che è stata costretta dai genitori a sposare una delle due “metà” del visconte. Il Buono e il cattivo, contendendosi la ragazza, decidono di affrontarsi a duello il giorno successivo. Le due metà si feriscono a vicenda in coincidenza della ferita che ha originariamente separato le due parti del nobile: Trelawney, con una complessa operazione chirurgica, riesce a ricomporre il visconte tutto intero che, infine, sposa Pamela.
Questa è la trama de Il visconte dimezzato di Italo Calvino. Mi è venuta in mente cercando l’ispirazione per questo editoriale di inizio d’anno. Nell’antica Roma esistevano sacerdoti il cui compito era indovinare la volontà degli dèi analizzando il volo degli uccelli: quei sacerdoti erano chiamati àuguri. L’etimologia della parola augùri, infatti, è da ricollegarsi all’unione di due vocaboli latini: avis = uccello + gero = gestire.
Come gli àuguri di un tempo, scrutiamo il futuro senza riuscire a prevedere ciò che ci dobbiamo aspettare. Ad inizio d’anno tutti noi ci facciamo gli auguri perché speriamo nel corso dell’anno appena iniziato di incontrare la parte buona del visconte. Dimentichiamo, però, che il visconte nella vita reale non è mai stato diviso. Sta a noi conviverci al meglio.
Come ha scritto Stephen King nel libro Le notti di Salem, “Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate”.