IL FRACTIONAL MANAGEMENT COME RISPOSTA AL GAP MANAGERIALE
“Al principio esistevano tre generi di esseri viventi: il maschio, la femmina e l’ermafrodito. Quest’ultimo incarnava entrambi i sessi ma con le forme e le rotondità degli elementi universali del Sole, da cui sarebbe nato l’uomo, la Terra da cui sarebbe nata la donna e il genere ermafrodita che li accomunava avrebbe avuto origine dalla Luna. Ma Zeus era invidioso e così disse: “lo credo che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole.” Così Zeus li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione…”
È il mito delle due metà descritto nel Simposio di Platone, narrato dal commediografo Aristofane. Da allora l’uomo e la donna si cercano perché solo così possono completarsi l’uno con l’altro.
Come nel Simposio di Platone, così anche nel sistema economico italiano vi sono moltissime realtà organizzative complesse che non hanno al proprio interno tutte le risorse per vivere appieno la propria vita produttiva e che cercano la loro “anima gemella” per potersi completare. Sto facendo riferimento soprattutto alle PMI e alle molte imprese che, in questi anni di recessione prima e stagnazione poi, hanno dovuto fare investimenti per non avendo tutte le risorse finanziarie necessarie. Proprio nel momento in cui avrebbero avuto la necessità di risorse qualificate, la carenza di liquidità le ha costrette a dolorosi tagli di personale, spesse volte il più costoso ma anche il più esperto. Così in molti casi sono state costrette a tentare la via dell’internazionalizzazione o della diversificazione senza risorse con adeguata esperienza. L’indagine FederManager e Confindustria, “Capitale Manageriale e Strumenti per lo Sviluppo”, presentata a Ottobre 2019 evidenzia come nel 87% dei casi indagati la Direzione aziendale accusa un deficit manageriale nelle risorse chiave che trova sul mercato, dato ovviamente il budget a disposizione.
Per ovviare a questo problema si sta diffondendo anche nel nostro Paese il cosiddetto fractional management (detto anche management on demand, oppure ancora, più semplicemente, part time management).
Manager proveniente da realtà più grandi e complesse che prestano la loro opera uno o due giorni la settimana. Hanno uguali potere e deleghe di ogni altro dirigente ma svolgono la loro opera con un part time verticale. Alcune volte sono assunti, più spesso hanno un contratto da libero professionista. Nei fatti però operano come qualsiasi altro dirigente.
Talvolta le piccole imprese non hanno piccoli problemi, ma semplicemente piccoli budget.
Ecco allora che il fractional management consente loro di avvalersi delle necessarie professionalità pur nel rispetto di budget circoscritti. Il manager così ingaggiato potrà coprire posizioni organizzative ancora non presenti in azienda portando esperienza senza investimenti ‘fissi’, testando così il valore aggiunto della posizione, costruendo expertise all’interno dell’organizzazione, agendo anche da ‘sparring partner’ per i colleghi di altre aree funzionali o per gli azionisti. Inoltre, può essere un valido strumento per gestire periodi di ‘succession planning’ facendo crescere la risorsa interna individuata che non è ancora pronta.
Può costituire quindi un partner ideale per imprese che devono disegnare nuovi percorsi di crescita oppure risolvere velocemente momenti di ristrutturazione o turnaround. La loro presenza, ad un tempo esterna ed interna, non appare mai particolarmente minacciante e può risolvere problemi specifici o costituire una presenza costante di mentoring a un costo sopportabile.
Dal canto loro, manager magari over 50 che hanno perso il posto di lavoro e non riescono più ad inserirsi nelle grandi imprese trovano, con questo meccanismo, la possibilità di continuare l’attività professionale precedente, seppur con modalità contrattuali ed operative differenti.
Che Platone, con il suo mito delle due metà, avesse davvero ragione?!