GLI “INTELLETTUALI” DEL MANAGEMENT
Sulle bacheche delle parrocchie talvolta si leggono annunci dal contenuto singolare:
“Tema della catechesi di oggi: “Gesù cammina sulle acque”.
Catechesi di domani: “In cerca di Gesù”.
“Giovedì alle 5 del pomeriggio ci sarà un raduno del Gruppo Mamme. Tutte coloro che vogliono entrare a far parte delle Mamme sono pregate di rivolgersi al parroco nel suo ufficio.”
“Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno, abbiamo un’area attrezzata per i bambini!”
“Il gruppo di recupero della fiducia in sé stessi si riunisce Giovedì sera alle 19. Per cortesia usate le porte sul retro.”
“Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti.”
“Il costo per la partecipazione al convegno su “preghiera e digiuno” è comprensivo dei pasti.”
“Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parrocchiale. Seguirà concerto.”
“Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assieme ai defunti che volete far ricordare.”
“Il parroco accenderà la sua candela da quella dell’altare. Il diacono accenderà la sua candela da quella del parroco, e voltandosi accenderà uno a uno tutti i fedeli della prima fila.”
“Il coro degli ultrasessantenni verrà sciolto per tutta l’estate, con i ringraziamenti di tutta la parrocchia.”
Ormai da tempo vi è tutta una letteratura manageriale, soprattutto di derivazione nord-americana, che utilizza molto metafore, storie, battute, freddure, aneddoti curiosi. Molti “intellettuali” del management storcono il naso. Vorrebbero un tono più serioso. Un linguaggio meno semplice. L’accusa è di dire cose banali.
Contemporaneamente questi stessi “intellettuali” si lamentano perché la nostra classe dirigente non legge. Ma davvero questo vuol dire che non ha voglia di riflettere?!
Purtroppo dobbiamo dirci che spesse volte i libri di management sono pieni di citazioni tutte e solo auto – referenziate, di puntigliose chiose fini a se stesse, di cavilli senza alcun senso, di teorie strampalate o di banalità scritte in modo incomprensibile. Non c’è passione, non c’è esperienza di vita vissuta, non c’è divertimento. Una letteratura manageriale siffatta non può che avere vita breve.
Credo che tutti noi dovremmo seguire un’altra strada non solo quando scriviamo ma anche soprattutto nella vita quotidiana all’interno delle imprese. Un linguaggio più semplice, meno teoria e più pratica, più vita, più emozione, più divertimento.
Sento già in lontananza le voci austere degli “intellettuali” del management, pieni di altezzosa arroganza: “E in tutto questo cosa c’entrano gli annunci parrocchiali?”
“Con precisione non saprei, però alcuni li ho trovati divertenti! Voi no?!”