IL TESSERINO
Un ispettore forestale si reca in una fattoria e comunica al proprietario che deve ispezionare il suo possedimento per controllare i campi adibiti a coltura e al pascolo.
Il fattore non ha nulla in contrario e acconsente all’ispezione rispondendo: “Va benissimo, faccia tutti i controlli che vuole ma stia lontano da quell’appezzamento laggiù” – indicando con il dito una fascia di terra adibita a pascolo.
Il controllore si stizzisce sentendo le parole del contadino e, con arroganza, ribatte: “Io ho la facoltà e l’autorità di ispezionare ovunque lo ritenga necessario. Lo vede questo tesserino? … Mi autorizza a controllare ovunque! … Ha capito?”
Il contadino neanche risponde, china la testa e prosegue nei suoi lavori.
Più tardi si sentono delle urla e si vede l’ispettore fuggire a gambe levate inseguito da un toro infuriato.
Il contadino, tranquillo, gli grida: “Il tesserino, … il tesserino, … gli mostri il tesserino!”
Siamo in un’epoca in cui tutti parlano di merito ma davvero nessuno lo vuole perché merito vuol dire anche responsabilità e sacrificio. Meglio l’aiutino, cercare la scorciatoia, tanto è tutto uno schifo, non funziona niente, perché mai proprio io dovrei iniziare a dare un contributo…?!Quanto più uno è ignorante tanto più è audace e pronto a spiegare agli altri ciò che in realtà ignora. Così ormai ci stiamo abituando a sentire ogni giorno le più incredibili le più incredibili imbecillità, talvolta ammantate perfino dall’epica vuota del cambiamento.
Ovviamente in sé niente di male nell’ignoranza: ignoranti per quota parte lo siamo tutti. L’importante è però esserne consapevoli e non vantarsene. Fondamentale non credere che ci si possa occupare di qualsiasi cosa, anche di quelle di cui si ignora quasi tutto. C’è differenza tra chi ignora e chi a quell’ambito ha dedicato studio, impegno e sacrificio. Quando stiamo male andiamo da un medico e non da un ciarlatano qualsiasi. E allora perché non dev’essere la stessa cosa anche se si parla di gestire delle organizzazioni, soprattutto se complesse?!
Nella società civile, così come nelle imprese, talvolta vige una gerontocrazia che va superata perché non consente ai talenti di esprimersi quanto meriterebbero. Però l’essere giovani in sé non è un merito.La giovinezza è una condizione naturale che non rende di per sé le persone meritevoli: non basta. Ci vuole comunque studio, professionalità e merito reale, comprovato dai fatti. Senza di questo, tutto il resto è semplicemente arroganza.
L’imperizia e l’arroganza talvolta fanno scatenare il toro: quando ciò avviene poi pagano tutti, non solo chi ha provocato le criticità cui stiamo andando incontro.
Seguimi su www.paoloiacci.it