Giorgio, l’organizzazione e la cultura organizzativa
Giorgio è stato assunto da poco in Banca d’Italia. E’ un giovane bocconiano promettente, tutto efficienza e meritocrazia.
Un giorno telefona irritato all’ufficio acquisti:
- Due settimane fa ho chiesto delle matite e queste non sono ancora arrivate! ma che organizzazione è mai questa? Come si può lavorare in queste condizioni?!
- Guardi che forse lei ha sbagliato numero. Sa con chi sta parlando?
- No
- Sono il Presidente
- E lei sa con chi sta parlando?
- No
- Meno male!
E chiude il telefono…
Anche in Italia le organizzazioni si fanno più piatte (su Banca d’Italia non sono informato) ma non è ancora cambiata la cultura operativa che sta dietro le strutture. Ci rifugiamo in continui esercizi d’ingegneria organizzativa ma ci ostiniamo a ignorare che i comportamenti concreti sono determinati dalla cultura prevalente e dai concreti meccanismi di premi – punizioni. Su questo versante ancora molto c’è da fare.
Cambiare l’organizzazione senza adeguare la cultura, il sistema premiante e i comportamenti concreti è un buon alibi per chi dirige ma è un’operazione vuota di significato per chi lavora.