Sei consigli per trovare lavoro
Gli americani la chiamano job search campaign: la ricerca del lavoro come una campagna (elettorale o di guerra, fate voi). Ma, slogan a parte, cosa serve davvero dopo la laurea per trovare un lavoro, a parte mandare una quantità spropositata di curriculum in giro e rivolgersi a un santo patrono? Lo abbiamo chiesto a un career coach d’eccezione, Paolo Iacci, docente di gestione delle risorse umane alla Statale di Milano e vice-presidente nazionale di AIDP (Associazione per la Direzione del Personale), nonché autore del fortunato libro La filosofia del parcheggio.
1. Imparate a fare network
“Ancora oggi il lavoro si trova spesso grazie al passaparola, che non va assolutamente confuso con la raccomandazione. E come si attiva un passaparola efficace? Entrando a far parte di un network di professionisti, docenti universitari e opinion leader del settore nel quale vorreste lavorare. È da loro che bisogna farsi apprezzare, creando rapporti che vadano ben oltre Linkedin. L’ideale per essere aiutati spontaneamente nella ricerca di un lavoro è costruire una relazione informata, una relazione nella quale cioè le persone del network conoscano le vostre competenze e al momento opportuno possano segnalarvi a chi di dovere.
Come si costruisce un network? Ai miei studenti consiglio di iniziare a pensarci già dal terzo anno di università: partite dai professori e dagli esperti di settore, che vi capita di incontrare. E ricordate, i rapporti più proficui vanno coltivati nel tempo, non basta interpellare una persona solo quando vi serve.
2. Un po’di navigazione
“La rete viene solo dopo, con l’invio dei curriculum, i social network, ecc. Attenzione però… più che inviarli, dovrete inserirli nei siti web delle imprese, in modo che siano immediatamente accessibili per le ricerche di personale. Può sembrare una perdita di tempo, ma non è così. Chi offre lavoro per prima cosa cerca nel suo database aziendale. In fondo, se ci pensate, non è poi così strano”.
3. Non trascurate agenzie e società di selezione
“I lavori brevi, specie all’inizio, non vanno sottovalutati: rappresentano comunque un modo per entrare in contatto con una realtà aziendale e capire che il mondo del lavoro è un po’ diverso da come ce lo eravamo immaginati ai tempi dell’Università. Dunque non tralasciate di fare il giro delle agenzie interinali e delle società di selezione del personale: da lì che passano molte assunzioni”.
4. Un bel curriculum? Serve fino a un certo punto
“Il curriculum dev’essere chiaro e ben scritto. Questo diamolo per scontato. Basta che sia di lettura semplice e che contenga tutte le informazioni utili. Ma non sopravvalutatelo: vale 1 punto rispetto ai 100 punti che guadagnerete essendo attivi sul mercato. È la filosofia del parcheggio, che spiego nel mio libro: per trovare parcheggio sotto casa più di tutto, fortuna compresa, contano la determinazione e una strategia”.
5. Lo stallo? Superatelo chiedendo consiglio al network
“Se vi siete costruiti un network professionale, vi tornerà utile anche nei momenti di stallo. Quando per esempio dovrete capire quali sono le nuove competenze richieste nel vostro settore, se ci sono corsi o iniziative in partenza che possono aiutarvi a qualificarvi. Imparate ad ascoltare chi ne sa più di voi, e non smettete mai di coltivare il vostro network professionale, anche quando il lavoro ormai l’avete trovato”.
6. Trucchi per colpire i selezionatori? Uno solo…
“Siamo sempre alla ricerca di trucchi che ci aiutino a superare i colloqui di lavoro, sperando in una certa ingenuità dei selezionatori. Certo, presentarsi a un colloquio in banca con la cresta (forse) non è una buona idea, ma per il resto tutto si riduce a un po’ di buonsenso e a comportarsi in modo serio, senza fingere di essere un altro. Dalla mia esperienza nelle risorse umane, c’è una cosa che fa davvero la differenza: la conoscenza dell’inglese a un livello tale che vi permetta di interloquire al telefono. È apprezzatissimo, anche se non tutti lo dicono: invece di cercare trucchi per colpire chi vi farà il colloquio fate pratica con l’inglese, anche attraverso lezioni via Skype. Il fluent english (meglio se abbinato alla conoscenza di qualche altra lingua) è quello che ancora oggi può farvi brillare”