I due monaci
Due monaci – uno vecchio e uno giovane – stavano camminando verso un villaggio distante dal loro monastero. Lungo la via videro una donna giovane e bella sulla riva di un ruscello, troppo impaurita per attraversarlo. Il giovane monaco si ricordò del voto di non toccare le donne e continuò a camminare.
Con suo stupore, invece, il monaco più vecchio aiutò la giovane donna a superare il ruscello portandola sulla schiena! Quando il vecchio uomo la fece scendere dall’altra parte del ruscello, lei lo ringraziò con un inchino rispettoso. Il vecchio monaco, a sua volta, le fece un sorriso brillante e continuò a camminare.
Il giovane monaco pensò e ripensò all’azione del vecchio monaco. I suoi pensieri diventavano sempre più cattivi. Infine, ore dopo, egli finì per gridare al vecchio monaco, “Hai rotto i tuoi sacri voti! Non avresti dovuto toccare quella donna! Come puoi perdonarti? Non dovresti essere riammesso in monastero!” Sorpreso dello sfogo, il vecchio monaco replicò in maniera calma, “Quella donna io l’ho lasciata sulla riva del ruscello ore fa. Perché tu la stai ancora portando con te?”
Come il giovane monaco, molte organizzazioni portano con loro il peso della loro memoria, di ciò che erano e che non sono più, di ciò che dovrebbero essere e non riescono più ad essere. Questa memoria organizzativa permea i meccanismi di premio e punizione, le politiche commerciali, tutti i processi interni. Questo diventa un grande onere quando si devono affrontare cambiamenti non lineari. Così il Blackberry ha fatto fatica a dimenticare la tastiera fisica perdendo la sua posizione di leadership, o Blockbuster non ha capito che stava perseguendo un modello tanto innovativo all’inizio quanto rapidamente obsoleto alla fine della sua breve vita.
Questo fenomeno avviene in molti casi anche nel mondo HR. Ci si innamora di quello che si è sempre fatto, si difende una presunta identità, un orgoglio mal riposto ma in realtà non si ha molta voglia di cambiare. Lo si vede in quest’ultimo periodo sul tema del digitale. Le nuove tecnologie stanno modificando significativamente il modo di vivere di tutte le persone, molto più di quanto non stiano modificando la vita interna delle organizzazioni. Una volta chi viveva nelle imprese era all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Oggi non più: molte volte i nostri figli adolescenti ne sanno molto più di noi.
Il linguaggio, il modo di apprendere, il rapporto con gli altri e con l’intero mondo è cambiato ovunque tranne che nelle imprese. A casa nostra se vogliamo informarci su qualcosa andiamo su internet, in azienda la intranet è poco sfruttata; nella nostra vita personale se abbiamo un hobby lo condividiamo su Facebook, ma nella nostra azienda sono poche le comunità di pratica. E ancora: se nella vita privata dobbiamo gestire il rapporto con la banca usiamo sempre più spesso l’home banking, ma nelle aziende i sistemi informatici HR sono spesse volte lenti o obsoleti, a partire da quelli semplici come la rendicontazione delle note spese, su cui passiamo molto più tempo che non a guardare come la banca sta investendo il nostro denaro.
C’è qualcosa che non va. La vita interna alle imprese si sta staccando da quella interna alle famiglie. Così perdiamo produttività, competenze e significato. Apriamoci al nuovo con più leggerezza.