LA MUCCA DI VIRDICCHIO E L’ECONOMIA CIRCOLARE
Siamo in aperta campagna. Una povera coppia di agricoltori in miseria non riesce più a sbarcare il lunario e si consulta sul da farsi con i vicini.
«Devi comprare una mucca, darle da mangiare, e quando è pronta la porti da un toro. Lei si accoppia e tu hai un vitello. Il vitello cresce e così ti ritrovi con due mucche. Così si diventa ricchi…».
I due risparmiano e risparmiano fino a che non riescono a comprarsi una mucca. La ingrassano per bene e la portano dal toro. Se non che, ogni volta che il toro prova ad avvicinarsi la mucca se ne va.
La coppia è nel panico; decide dunque di rivolgersi a un importante (e costoso) veterinario per chiedergli come fare. Cosi gli raccontano: «Ogni volta che il toro si avvicina alla nostra mucca, lei se ne va. Se la avvicina da dietro lei va avanti. Se la avvicina da davanti, lei va indietro. Se arriva di lato, lei va verso il lato opposto».
Il grande veterinario ci pensa su un momento e domanda: «La mucca l’avete comprata a Virdicchio?»
I due sono esterrefatti: «Lei è un vero esperto! Come fa a sapere che l’abbiamo comprata a Virdicchio?»
«Mia moglie, anche lei viene da Virdicchio…»
La storiella mi è venuta alla mente mentre mi sono recato al Forum Internazionale dell’agricoltura a Cernobbio dove è stato aperto il primo “Salone dell’Economia Circolare”. La sharing economy, con la condivisione di spazi di lavoro, trasporti e beni piace a più di 4 italiani su 10 che hanno sperimentato una di queste azioni nell’ultimo anno.
Il 19% dei lavoratori ha già sperimentato almeno una volta nella vita il coworking mettendo in comune spazi di lavoro con altre persone che svolgono mestieri diversi. Un altro 19% degli italiani nell’ultimo anno ha deciso di utilizzare i veicoli a noleggio con il car sharing per i piccoli spostamenti in città o anche di condividere l’auto con altre persone per lunghi tragitti per dividere i costi di viaggio.
C’è un mondo che cresce in forme nuove e inedite. Il mondo HR sembra non accorgersene. Il diritto del lavoro è indietro di decenni e fa ancora riferimento a luoghi di lavoro basati solo sull’unitarietà di tempo e spazio. La politica è centrata solo sul suo ombelico. Così la politica non è più il centro delle decisioni perché l’ha abdicato all’economia. Ma ormai anche l’economia ha abdicato il suo trono a favore della tecnica. Ma la tecnica agisce solo per il suo auto-potenziamento, non necessariamente il suo sviluppo è legato al bene della società o dell’uomo. Questi si adatta e trova nuove forme di collaborazione e di sopravvivenza, alla continua rincorsa di una tecnica che ormai gli ha preso la mano e sembra agire senza alcuna altra logica che non sia il suo semplice sviluppo. Nel mentre stanno crescendo ignoranza e incertezza. Noi parliamo sempre di centralità dell’uomo, ma forse dovremmo cominciare a ragionare più a fondo del rapporto tra tecnica e socialità, abbandonando categorie vecchie e cominciando a pensare che il futuro è già presente.
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