NAZIONALE ESCLUSA, METAFORA DI UN PAESE IN DIFFICOLTA’
La Nazionale di calcio è stata esclusa dal Mondiale, non succedeva da 60 anni. E’ la metafora di un Paese in difficoltà. Buffon in lacrime capisce che il passaggio poteva essere importante “anche dal punto di vista sociale”. La Nazionale come il Paese si è invece crogiolata nel credersi forte quando non lo è più da tempo. E’ mancata la strategia, gli schemi, il gioco di squadra. Ci si è affidati come al solito alle individualità ma questo ormai non basta più. La crisi viene da lontano, dalle società che sono deboli dal punto di vista organizzativo e societario, investono solo sugli stranieri cercando il successo a breve e hanno smesso di investire nei vivi. Non abbiamo più giovani promesse come una volta, salvo poche eccezioni. E ora partirà la caccia al colpevole invece che il ripensamento sugli errori di fondo, sulla ricerca delle soluzioni strutturali. E’ la metafora di un Paese in crisi d’identità. Deboli i valori di riferimento, fragile il sistema economico e finanziario, la classe dirigente latita e le istituzioni sono da tempo in una crisi di credibilità senza precedenti.
Ci si scanna l’un con l’altro ma nessuno ha il coraggio o la statura per prendere per mano questo Paese e avviare una grande “operazione verità”. Cominciare a dire la verità sulla nostra situazione reale, sapendo canalizzare le energie rimaste verso soluzioni condivise. Il cambiamento per essere tale deve però venire dal basso. Nessuno si può chiamare fuori.
Il fallimento della Nazionale è il fallimento di tutto il calcio nazionale e il risanamento deve attraversare trasversalmente tutto il mondo del calcio. Analogamente la rinascita economica e morale di questo Paese deve venire dal basso, deve vedere coinvolti tutti noi.
La colpa non è del singolo, né della sfortuna. I limiti del nostro Paese sono economici, sociali ma prima ancora morali. Le lacrime di Buffon sono quelle dei nostri giovani costretti ad emigrare. Che nessuno si chiami fuori.