I ROBOT METTONO A RISCHIO I POSTI DI LAVORO?
Da uno studio McKinsey che sta per uscire emerge che la tecnologia può, teoricamente, automatizzare il 45% di tutte le attività lavorative e il 30% delle mansioni si può già oggi sostituire con un robot. Vi sono però dei problemi pratici nell’attuazione: costo dello sviluppo e dell’impiego degli hardware e software per l’automazione; reale incremento della produttività; qualità del lavoro che si ottengono, e così via.
Malgrado questi fattori, comunque, ci sono settori e professioni più passibili di automazione ed altri che lo sono meno. Il settore più automatizzabile, secondo McKinsey, sembra essere quello dei servizi di accoglienza e di alimentazione, dove il 66% delle attività potrebbe essere sostituita dalle macchine. Seguono il manufacturing con il 64% e con il 60% le attività di raccolta ed elaborazione dati: il settore più impattato è quello della finanza e delle assicurazioni. Basso il potenziale di automazione anche nei settori in cui è fondamentale l’interazione tra persone, come nella sanità (36%) e nell’istruzione, e ancor più residuali tutte le attività che richiedono di gestire o formare il personale (potenziale di automazione del 9%). Dobbiamo allora temere l’automazione o, al contrario, cavalcarla perché ci renderà più liberi?