LA FILOSOFIA, IL MANAGEMENTE E I PANINI

 da HR ONLINE

– Benvenuto da Burger Think, sono Socrate, come posso aiutarla?
– Un hamburger e una coca, grazie.
– Come lo vuole l’hamburger?
– In che senso?
– Piccolo, medio, grande.
– Medio.
– Coca cola?
– Piccola.
– Cottura della carne?
– Ben cotta.
– Le faccio il menù standard. Risparmia un euro.
– Va bene.
– L’insalata la vuole?
– Non è compresa col menù?
– Sì, ma devo chiederglielo comunque. Politiche aziendali.
– Va bene, voglio anche l’insalata.
– Pomodoro?
– Sì.
– Cetriolino?
– Non lo so…
– Cottura cetriolino?
– Insomma! Non lo so! So solo che voglio un semplice hamburger.
– Lei crede di sapere di volere un semplice hamburger. Ma non sa niente e, prima se ne rende conto, prima possiamo procedere col suo ordine.
– Senta, io e lei non ci capiamo.
– Ha ragione, le chiamo un collega.
– Salve, sono Platone, mi dica.
– Un hamburger e una coca piccola, grazie. Non segna?
– No, faccio tutto a mente. Come lo vuole questo hamburger?
– Non lo so… un hamburger buono.
– Aveva ragione il mio collega, lei non sa niente.
– Ma, come si permette?!
– Senta, le cose sono due: o non sa com’è fatto un hamburger buono e allora, quando io glielo porterò, lei non sarà in grado di riconoscerlo, oppure sa com’è un fatto un hamburger buono e allora se lo può fare da solo a casa sua, le pare?
– Va bene, un hamburger normale.
– Un hamburger normale non esiste. È un paradigma. L’hamburger è sempre diverso.
– Non la seguo.
– Dovrei dirigerlo io questo posto, altroché. Le chiamo un collega.
– Aspetti…
– Buongiorno, sono Aristotele, come posso aiutarla?
– Salve, io vorrei un hamburger e una coca.
– Come lo vuole questo hamburger?
– Ben cotto.
– Facciamo medio.
– Veramente io ho detto…
– La coca cola?
– Piccola.
– Media anche la coca cola. Benissimo.
– Va bene, faccia come le pare. Basta che me lo porti.
– Arriva subito.
– Aspetti, mi sta davvero per portare quello che le ho chiesto?
– Certamente.
– Non le pare strano che io abbia ordinato un hamburger?
– No, anzi, è molto logico. Lei cerca facili endorfine attraverso cibo spazzatura. Un minuto e sono da lei.
– Oh, finalmente qualcuno con cui si può ragionare.
– La domanda che deve farsi è:“ne ha davvero bisogno”?
– In che senso?
– Lei crede davvero che questo hamburger sarà in grado di darle la felicità?
– Be’ c’è anche la coca.
– Lo vuole il cetriolino?
– No, abbasso il cetriolino!
– Ci rifletta. Ogni hamburger ha un cetriolino. Lei vuole un hamburger. Quindi mi viene da pensare che lei voglia il cetriolino.
– Non voglio quello schifoso cetriolino.
– La vedo confuso, le chiamo un collega.
– No, la prego non…
– Felice giorno a lei, dolcissimo cliente.
– Salve.
– Sono Agostino d’Ippona. In cosa posso esserle utile?
– Ecco, come stavo accennando ai suoi compari… insomma io voglio solo un panino e una coca.
– E come lo vuole questo panino?
– Guardi, non lo so, faccia lei, basta che sia buono.
– Sono tutti buoni. E sa perché?
– Perché?
– Come perché? Chi è stato a crearli?
– Il cuoco?
– Il Creatore.
– Ah.
– Ed essendo il Creatore sommamente buono, ogni cosa che crea non può essere che buona.
– Perfetto, mi porti questo panino sommamente buono.
– Ma allora perché vi è il male?
– Perché avete un servizio clienti pessimo!
– Poiché il suo scegliere un hamburger, ovvero un bene inferiore, la priva della possibilità di avere un bene superiore, cioè il Creatore. E da questo nasce il male in senso metafisico.
– Va bene, allora me lo porti con molta salsa.
– La rabbia che prova adesso, l’odio in contrapposizione all’amore, non è odio.
– Ah no?
– No, è la mancanza del panino, la sua assenza.
– Vuole provare la mancanza del naso?
– Le chiamo un collega.
– Aspetti, la prego non…
– Salve.
– Salve.
– Niccolò Macchiavelli, per servirla.
– A questo punto ne dubito fortemente.
– Cosa desidera?
– Un panino e una coca.
– E allora che aspetta? Se li prenda.
– Come se li prenda?
– Scavalchi quel bancone e prenda il suo panino.
– Perché? Si può?
– No, ma a lei che cosa interessa? Ogni mezzo è lecito. Si travesta da cameriere o si faccia assumere come sguattero e poi, a poco a poco, dia il via a una scalata sociale fatta di intrighi e sotterfugi che la porti ai vertici della catena di comando e quando finalmente controllerà questo posto potrà avere tutti i panini che vuole.
– Mi sembra molto complicato.
– Le chiamo un collega.
– No, la prego…
– Buongiorno, sono Cartesio, il suo cameriere. Ha fame?
– Oh, sì. Decisamente.
– Vede, è la dimostrazione che anima e corpo sono legati. Se così non fosse lei potrebbe estraniare la mente dalle necessità del corpo e viceversa.
– Non mi porterà mai da mangiare, vero?
– Lei cosa cogita?
– Io cogito di no.
– E allora è no. Le mando un collega.
– …
– Bounjour, Jean Jacques Rousseau. Che desidera?
– È un incubo. Un incubo. Io voglio solo un panino e una coca.
– E lo ricerca nella miseria della società?
– E dove dovrei cercarlo scusi?
– Nello stato di natura. Se lo faccia lei questo panino se proprio sente questa necessità. Cerchi di non costringermi a star dentro a un terrificante meccanismo di disuguaglianza sociale fra ricco e povero, potente e debole, tutto perché non sa tagliarsi due fette di pane da solo.
– Ma io…
– Borghese!
– Dice a me?
– Certo che dico a te, sono Karl Marx, il tuo “cameriere”.
– Okay.
– Ti piacerebbe eh? Ti piacerebbe venire nel tempio del capitalismo e giocare a far il padrone coi tuoi simili. E invece no! È cambiata la musica!
– Va bene, ma allora cosa devo fare per avere questo benedetto panino?
– Unisciti ai tuoi fratelli della classe operaia. Recidi le catene che ti legano ai sistemi di produzione capitalistici dove sei solo forza lavoro e se insorgerai, se combatterai, domani ciascuno di noi avrà un panino e una coca.
– Siete poco sindacalizzati, è questo il problema?
– Lei si fa le domande sbagliate.
– Ah sì?
– Le chiamo un collega.
– Io vi odio tutti! Tutti!
– Ha ragione il mio collega.
– Io glielo dico, adesso faccio un esaurimento nervoso.
– Piacere, Schopenhauer.  Lei vuole il fenomeno panino, ma il fenomeno panino è costruito dalla sua mente. Il panino in senso stretto, la cosa in sé, l’essenza del panino, non lo potrà mai percepire davvero perché esso si trova oltre il velo di Maya.
– Chi è Maya?
– La nostra responsabile delle forniture.
– Cosa sta cercando di dirmi?
– Che abbiamo finito i panini.
– Oh! E ci voleva tanto! Non potevate dirlo subito? Allora prendo qualcos’altro.
– Benissimo. Le chiamo un collega!
– No! No! No!
– Sono Nietzsche, come posso esserle utile?
– Vorrei delle crocchette di pollo.
– Impossibile. Il cuoco è morto.

– Abbiamo perso un altro cliente.
– Non capisco, eppure forniamo un servizio fondamentale alla crescita dall’individuo.
– Sì, ma se forniamo un servizio fondamentale alla crescita dell’individuo, come siamo finiti a girare hamburger in un fast food?
– Beh, perché prima di parlare di management e, più ancora, prima di fare della filosofia su chi produce, sarebbe utile saper fare i panini, anzi, degli ottimi panini…

BUON 2025!

(liberamente tratto e in parte rielaborato da un testo trovato in rete, di autore anonimo)

 

 

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