IRONIA. UNA RISORSA ESSENZIALE

 da DIREZIONE DEL PERSONALE - AIDP

L’IRONIA

Recensione di Andrea Martone, Professore LIUC Università Cattaneo

Un locandiere accusa un ragazzo poverissimo di rubargli ogni giorno l’odore del cibo che cucina.
Secondo il gestore, il ragazzo gode continuamente, “a sbafo”, del prelibato profumo delle pietanze preparate senza versargli alcun corrispettivo in denaro.
Il saggio Tadasuke decide di convocare le parti e ascoltarle.
L’oste afferma di aver diritto a un risarcimento perché il profumo di un buon cibo è parte del cibo stesso: per questo motivo è pertanto giusto e doveroso venire pagato.
Il ragazzo, di contro, fa notare di non aver mai neanche tentato di assaggiare il cibo.
Il giudice Tadasuke sentenzia a favore dell’oste. Il profumo deriva dalla preparazione del cibo. Quest’ultima ha avuto un suo costo, che l’oste ha sostenuto e quindi è giusto che venga risarcito.
Rivolgendosi così al ragazzo gli chiede di prendere tutte le monete che ha con lui e di metterle in una mano. Lo invita quindi a passarle nell’altra sua mano e poi a lasciarle cadere per terra, così da provocare un chiaro tintinnio. Il suono prodotto dalle monete è il giusto risarcimento che il povero ragazzo deve all’oste per avergli rubato il profumo del cibo.
Si tratta di una famosa sentenza di Ōoka Tadasuke, giudice e samurai del ‘600, sinonimo per i giapponesi di saggezza e di capacità di giudizio nel risolvere i casi più complessi. Una delle tante storie narrate nel nuovo, godibilissimo libro di Paolo Iacci: Ironia, edito da Franco Angeli. Questo editore, il più noto in Italia per i suoi libri di management, ha inaugurato una collana, Voci del lavoro nuovo, in cui vengono proposti volumi che trattano le caratteristiche originali del lavoro del nuovo millennio proponendo alcune parole (Felicità, Autenticità, Vulnerabilità…) che non sempre tradizionalmente sono state accostate al mondo del lavoro. È il caso di “ironia”, parola trattata da un autore che si è sempre caratterizzato nei suoi scritti per l’utilizzo dell’umorismo, di storie, metafore e uno scritto sempre fresco e leggero. L’ironia come abito mentale può essere un modo efficace per gestire le sfide e le difficoltà della vita organizzativa ed istituzionale. Può aiutare a mantenere una prospettiva equilibrata, evitando di cadere in inutili polarizzazioni. L’umorismo e l’ironia possono diventare strumenti manageriali potenti ed efficaci. Attraverso esempi divertenti e rivelatori, aneddoti brillanti, riferimenti filosofici e analisi manageriali, questo libro è una guida essenziale per capire come l’ironia possa trasformare le relazioni professionali, migliorare il clima lavorativo e stimolare la creatività. Ovviamente il libro non è solo divertente, ma riesce ad indagare in modo approfondito i cambi di paradigma che si stanno determinando in questi primi anni del nuovo secolo. Uno di questi, forse il più importante, è l’urgenza di felicità che tutti i lavoratori a gran voce richiedono. Non solo fuori dal lavoro, ma anche sul lavoro. Alle persone non basta più lo stipendio, chiedono a gran voce un buon lavoro, nel senso del “lavoro buono”. Un lavoro che non sia più nemico, ma che supporti nelle fasi della vita, che consenta l’espressione di sé, che aiuti una socializzazione felice, che si integri positivamente con gli altri fattori della vita. Le persone, non solo i giovani, ma tutte le generazioni ormai rifiutano una concezione del lavoro come fatica, ma chiedono un lavoro più “leggero”, dove si possano intrattenere buoni rapporti e dove si possano incontrare persone autentiche. L’ironia, come mezzo di disvelamento, è quindi una caratteristica propria di questo nuovo modo di intendere il lavoro. L’ironia è una figura retorica che consiste nel dire il contrario di quello che si intende affermare. Lo scopo è di sottolineare la realtà di un fatto mediante l’apparente dissimulazione della sua vera natura o entità. Così come nella vita, anche nel lavoro l’ironia può costituire una risorsa preziosa. Il suo sapiente utilizzo è sinonimo di intelligenza ed empatia, può contribuire a rendere più sereno il clima lavorativo e aiutare ad instaurare relazioni di fiducia con colleghi e clienti. Quasi sempre, quando si elegge un leader, si tende a privilegiare quello più empatico ed ironico, purché ovviamente la sua ironia sia sempre bonaria e non si traduca in gratuito sarcasmo. Un sense of humor equilibrato e non forzato rappresenta sempre un valore aggiunto, sia per i singoli sia per l’organizzazione di riferimento. Lenisce i dissapori, smorza i conflitti, consente di dire con un sorriso cose spiacevoli, difficilmente spiegabili in altro modo, svela sottintesi non dicibili apertamente. Chi usa ironia e umorismo, nella vita professionale come in quella professionale, dimostra grande capacità gestionale e abilità nella gestione delle persone e delle situazioni. Tutto questo è ovviamente vero purché si parta dall’ironia verso se stessi. L’autoironia è la più alta forma di ironia. È la consapevolezza nei propri limiti e la capacità di dare il giusto peso a se stessi e alle cose che si stanno facendo. Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, durante un’intervista ha cercato di descrivere se stesso e il suo team con queste parole: “Sono sempre in ritardo, ma per fortuna la mia squadra lavora anche senza di me. Sono bravo a dare ordini, e loro sono bravi a far finta di ascoltarmi!”. L’autoironia può essere vista come un segno di sicurezza in sé stessi, poiché richiede la capacità di guardare a se stessi con distacco e di non prendersi troppo sul serio. Può anche essere un modo efficace per gestire le critiche o le aspettative degli altri, poiché dimostra che si è consapevoli delle proprie imperfezioni e si è in grado di affrontarle con leggerezza. Può aiutare a ridurre lo stress, migliorare le relazioni sociali e promuovere un atteggiamento positivo verso la vita. Ridere di se stessi può aprire nuove prospettive e stimolare idee originali. Può aiutare a vivere con ponderatezza, a superare le sfide con un sorriso e a promuovere un atteggiamento positivo verso la vita e verso il lavoro. Perché, come diceva Bill Gates, ” per fare un lavoro difficile scelgo una persona pigra. Perché troverà un modo facile per farlo.”

 

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