GENERAZIONI A CONFRONTO
Nelle nostre aziende convivono oggi quattro diverse generazioni: i più giovani, la generazione Z, che comprende chi è nato dopo il 1995, i Millennial, vale a dire chi è nato tra il 1989 e il 1994, la generazione X, i nati tra il 1972 e il 1988. I più senior, per finire, sono i Baby Boomers. La ricerca “Generazioni a confronto”, condotta dalla società di recruiting & selection Hunters, ha coinvolto più di 1.200 persone appartenenti alle prime tre generazioni con l’obiettivo di capire le differenze di atteggiamento verso il lavoro, le aspirazioni e le richieste nei confronti delle imprese. Gli elementi più interessanti della ricerca sono così riassumibili:
- Per la generazione Z i tre aspetti più importanti di un lavoro sono: la flessibilità organizzativa, le opportunità di crescita e l’equità gestionale.
- Per i Millennials, la trasparenza, la valorizzazione del contributo individuale e la formazione.
- Per la generazione X, l’ascolto e la fiducia, la meritocrazia e un clima aziendale positivo.
- Tutte e tre le generazioni prestano grande attenzione alla corrispondenza tra i propri valori e quelli aziendali (e la coerenza con cui questi vengono declinati nella quotidianità). Questo elemento è particolarmente sentito nella generazione dei più giovani. Questi credono nella possibilità di vivere in un contesto solidale e sostenibile, sia sul versante ambientale, sia nei rapporti personali e nel clima aziendale.
- Tutti dichiarano che la retribuzione e i piani di welfare sono importanti. In realtà, hanno una valenza demotivante se non sono in linea con il mercato esterno o con l’equità interna all’organizzazione, ma non svolgono mai un ruolo di effettiva spinta al coinvolgimento individuale.
- Tutte le generazioni chiedono di passare da un paradigma organizzativo basato sul rapporto comando/controllo ad un altro fondato sulla determinazione degli obiettivi e il monitoraggio dei risultati, purché questo non determini uno squilibrio nell’equilibrio tra vita personale impegno professionale.
- Il clima aziendale è elemento fondamentale soprattutto per i Millennials e la generazione X, mentre i più giovani sembrano disposti a sopportare più di una volta purché vi sia una concreta possibilità di valorizzazione del proprio potenziale.
- Per i più giovani, infatti, oltre agli aspetti valoriali, l’aspettativa più importante verso la propria azienda riguarda proprio le possibilità di crescita professionale e di valorizzazione del proprio potenziale. Questo elemento appare il più importante anche per i ragazzi che decidono di espatriare.
- Rispetto a una volta sembra esserci un minor timore di cambiare azienda. In passato non ci si voleva presentare sul mercato del lavoro con un curriculum caratterizzato da un numero eccessivo di cambi di azienda. Oggi il livello di accettazione della frustrazione sembra essersi abbassato rispetto al periodo pre covid.
- Nella scelta di un nuovo lavoro si guarda alla reputazione dell’impresa. La notorietà del brand, però, è meno importante rispetto alle recensioni che si possono trovare in rete (in particolare le opinioni dei dipendenti e degli ex dipendenti), al tasso di turn over o alla sostenibilità ambientale e gestionale (ad es., il bilancio sociale o la certificazione di genere). Quest’ultimo elemento è stato sottolineato soprattutto dai più giovani.
- I processi di diversity, equity e inclusion sono ritenuti particolarmente importanti da tutte e tre le generazioni, ma particolarmente dalla generazione Z. All’interno di questo ambito vi è focalizzazione soprattutto sull’equità di genere (per tutte e tre le generazioni al primo posto), sull’orientamento sessuale e sull’etnia. Quest’ultimo elemento, percepito come divisivo nella società civile, all’interno delle imprese viene al contrario indicato come un naturale sviluppo dell’impresa, che necessariamente dovrà divenire sempre più multietnica e multiculturale.
Il rapporto tra individuo e organizzazione sta rapidamente cambiando. Comprendere ciò che si aspettano e ciò che sono pronte a dare le diverse generazioni è fondamentale, perché dalle azioni di oggi dipende il futuro di chi verrà domani.
Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano